Il cibo è spesso buono oltre la scadenza

In cucina ci penso io
[ 20/03/2023 ]  

Un alimento scaduto si può mangiare? Secondo la Commissione Europea, in molti casi si può. Infatti l’organismo nella bozza per la revisione delle norme che regolano la data di scadenza degli alimenti ha proposto di aggiungere, accanto alla indicazioni di scadenza “da consumarsi preferibilmente entro”, anche la scritta “spesso buono oltre”. Secondo la Commissione, questa ulteriore informazione aiuterebbe i cittadini a un consumo più consapevole e contribuirebbe a contrastare lo spreco alimentare, ancora di dimensioni considerevoli: nel 2020 i paesi dell’Unione Europea hanno mandato in pattumiera circa 57 milioni di tonnellate di cibo, un valore pari a circa 130 miliardi di euro, uno spreco al 55% nella responsabilità dei consumi domestici. La nuova dicitura potrebbe sicuramente funzionare, soprattutto se aumenterà la buona abitudine di leggere l’etichetta alimentare. Da alcune indagini condotte, solo 22 italiani su 100 leggono sempre (28 lo fanno spesso) le indicazioni riportate sul packaging degli alimenti e solo il 37% dei nostri connazionali comprende correttamente il significato delle indicazioni e la differenza fra la data di scadenza e il termine minimo di conservazione.

Attenzione: c’è scadenza e scadenza

Le informazioni che ci comunicano fino a quando un alimento può essere consumato senza preoccupazione sono di due tipi; la differenza sembra sottile, invece è fondamentale. Quando troviamo la dicitura “da consumare entro il” è la data di scadenza: significa che quel prodotto, dopo la data indicata non deve essere consumato. Pensiamo a prodotti delicati come carne o pesce: mangiarli oltre la scadenza potrebbe essere rischioso, pertanto questi alimenti scaduti non possono essere venduti o donati. Quando invece viene riportata la scritta “da consumarsi PREFERIBILMENTE entro il”, è il termine minimo di conservazione (TMC). Il prodotto dopo la data segnalata può essere tranquillamente consumato senza rischi per la salute, a condizione che venga conservato correttamente; mantiene la sua qualità, le caratteristiche nutrizionali, ma potrebbe non essere nelle condizioni ottimali per quanto riguarda il sapore e la consistenza. Pensiamo ai biscotti che sono commestibili anche dopo la scadenza, anche se risultano meno fragranti; questi alimenti possono essere donati (dopo la scadenza) alle organizzazioni no profit come previsto dalla recente normativa per il contrasto allo spreco alimentare. Per i consumatori, conoscere la differenza fra data di scadenza e termine minimo di conservazione è importante per evitare di buttare nella spazzatura un prodotto che può ancora essere utilizzato, si risparmia e si riduce lo spreco alimentare domestico. La Commissione europea ha stimato che fino al 10% delle tonnellate di cibo sprecato è collegato alle informazioni di scadenza riportate sui prodotti alimentari, che non sarebbero chiaramente comprese dal consumatore in quanto non avrebbe consapevolezza sulla differenza fra le due diciture. Da qui la proposta di aggiungere accanto a “da consumarsi preferibilmente entro”, anche la scritta: "spesso buono oltre”: un messaggio probabilmente più chiaro e forse più rassicurante. 

Il buon senso dei nostri sensi

Quanto tempo dopo la scadenza si può mangiare un cibo? In generale, come abbiamo visto, gli alimenti freschi o facilmente deperibili devono essere consumati entro la data indicata. Il latte fresco o lo yogurt possono durare qualche giorno, purché conservati correttamente in frigorifero e con la confezione integra. Vale sempre la regola dei sensi: se hanno uno strano odore o sapore, meglio non rischiare. Con cibi freschi come carne, pesce o formaggi meglio rispettare le date indicate oltre le quali potrebbero sviluppare microorganismi, alcuni dei quali dannosi per la salute. I prodotti cosiddetti da dispensa possono essere consumati con più tranquillità anche mesi dopo il termine minimo di conservazione: in generale più lungo è il periodo minimo di conservazione previsto, maggiore è il margine di tolleranza. Riso e pasta ad esempio durano uno-due mesi oltre la scadenza, a meno che non rileviamo la presenza di grumi o impurità, segno della presenza di parassiti, che penetrano nelle confezioni di cartone o plastica. Anche la farina può essere consumata uno-due mesi dopo la scadenza indicata, controllando sempre che si presenti integra e non ci siano muffe o “tarme” della farina. Stessa durata post scadenza vale per i biscotti, grissini e crackers. Si possono mangiare in tranquillità, solo la percezione del gusto potrebbe cambiare per la perdita di croccantezza. L’olio mantiene a lungo le sue caratteristiche - anche un anno - se è in bottiglia di vetro scuro o conservato al buio: oltre la data consigliata però potrebbe irrancidire. I prodotti in scatola possono superare di mesi la data di consumo indicata, ma attenzione alla lattina, non deve presentare rigonfiamenti o ammaccature. L’acqua in bottiglia dura fino a un anno dopo il termine minimo di conservazione, a patto che sia conservata in un luogo adatto, di solito indicato in etichetta, non risulti torbida o con un sapore alterato. Il sale, lo zucchero, le caramelle non hanno indicazioni di scadenza, non è prevista dalla normativa perché per la loro composizione non subiscono deterioramenti.

In conclusione, e in attesa delle decisioni della Commissione europea sulla proposta della nuova dicitura in aggiunta, rispettiamo le indicazioni di scadenza essendo una garanzia dei produttori. Ma prima di buttare il cibo, controlliamo con i nostri sensi: vista per valutare l’aspetto, olfatto per verificare l’odore, gusto per assaggiarne il sapore; spesso i cibi scaduti dopo il termine minimo di conservazione sono ancora commestibili, e buoni per noi piuttosto che per la spazzatura.


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