Come conservare (meglio) la spesa sempre più cara

In cucina ci penso io
[ 05/04/2023 ]  

Oggi non andiamo a fare la spesa a cuor leggero: quando arriviamo alla cassa la cifra che dobbiamo pagare sembra ogni volta un po’ più alta. Non è una sensazione: il pane, ad esempio, in un anno è aumentato quasi del 18%; frutta e verdura non sono da meno, e non parliamo di carne e formaggi. Mangiare comunque si deve, ma non è più il tempo di sprecare: l’Unione europea ci invita a comportamenti sostenibili, a rivedere le nostre abitudini, dobbiamo imparare a essere accorti nel fare la spesa e abili nel gestire prodotti e ingredienti una volta che arrivano nella nostra dispensa. Da come li conserviamo, infatti, dipende la durata e la qualità di alimenti che abbiamo pagato a caro prezzo, evitare di farli finire per un terzo in pattumiera è un bel risparmio per le nostre tasche, ma è anche il nostro personale contributo contro lo spreco alimentare, con tutte le conseguenze di cui si parla tanto. Con qualche accorgimento e un po’ di attenzione possiamo riuscire a conservare al meglio i nostri cibi, che sono sempre più ‘cari’ per noi e per il pianeta.

Frutta e verdura

In generale i prodotti ortofrutticoli vanno in frigorifero, se nel modello che possediamo sono presenti due cassetti uno ospiterà la frutta e l’altro la verdura, riposte con ordine e senza sovraffollamenti. Non tutto, però, si conserva bene nel frigo: i pomodori mantengono meglio il loro sapore e profumo in un luogo fresco, lontano dalla luce diretta del sole, che attiva il processo di maturazione; anche le patate, le carote, le rape, lo zenzero e in generale la verdura a radice amano il buio e il fresco naturale, quello delle cantine per capirci, insieme a cipolle e aglio. Non amano il frigorifero le banane, i kiwi e gli agrumi, mantengono meglio le loro qualità organolettiche a temperatura ambiente. Broccoli, cavoli, finocchi, asparagi, ortaggi a foglia verde invece ci stanno bene, specialmente se riposti nei sacchetti di carta per alimenti lasciano circolare l’aria e limitano condensa e umidità. In generale è consigliabile pulire verdura e frutta con un panno, lavandola solo prima di consumarla: l’acqua che eventualmente rimane in superficie favorisce lo sviluppo di microrganismi e anticipa l’alterazione chimica che li deteriora.

Chi matura e chi no

A volte compriamo frutta e verdura non ancora matura, pensando che durerà di più. In realtà questi alimenti diventeranno buoni e commestibili solo se appartengono alla categoria dei prodotti cosiddetti ‘climaterici’, in grado cioè di maturare anche dopo la raccolta. Hanno questa capacità albicocche, banane, cocomeri, angurie, kiwi, mele, meloni, pere, pesche, pomodori, prugne, susine. Non sono climaterici arance, limoni e agrumi in genere, mirtilli, more, lamponi, fragole, ciliegie, cetrioli, uva, peperoni, ananas, melanzane, zucche, melograni, che bloccano la loro maturazione nel momento in cui vengono raccolti. Attenzione poi alla insospettabile capacità delle mele, in grado di far maturare i frutti climaterici, con conseguenze che aprono le porte della spazzatura.

Carne e pesce

Il posto ideale per carne e pesce, molto delicati, da un punto di vista della conservazione non può che essere il frigorifero. Vanno conservati in contenitori adeguati, o nelle confezioni originali che riportano la data di scadenza. In generale la carne macinata deve essere consumata entro 24 ore; fettina, bistecche, spezzatini, arrosti e carne fresca in genere, così come gli affettati non confezionati possono attendere fino a 3 giorni prima del consumo; pollo e tacchino si mantengono per 48 ore. Il pesce, lavato, eviscerato e posto in un contenitore per alimenti deve essere consumato entro 24 ore. La carne cotta dura fino a 4 giorni in frigorifero, ed è igienico separare gli alimenti crudi da quelli cotti, o pronti per essere consumati: questo per evitare che microrganismi, eventualmente presenti nei primi, vengano trasferiti a cibi che non subiranno più trattamenti termici prima del consumo, come quelli cotti.

Formaggi & Co.

Latte, panna, formaggi freschi e yogurt , così come i dolci a base di creme, vanno conservati in frigorifero; nei modelli che non hanno la tecnologia total no frost vanno sistemati nella parte superiore, dove la temperatura è di 4-5 gradi centigradi. Ogni confezione riporta informazioni per la conservazione e il consumo a cui è bene prestare attenzione. Ricapitolando: il latte fresco va consumato entro due-tre giorni dall’apertura, e comunque entro la data di scadenza riportata; quello a lunga conservazione si tiene in frigorifero solo dopo l’apertura della confezione; lo yogurt si può mangiare anche qualche giorno dopo la scadenza indicata senza rischi, non vengono garantite però le qualità benefiche per la salute. I formaggi freschi vanno avvolti in carta oleata e riposti nella scatola dei formaggi; quelli stagionati (come il parmigiano, il pecorino, etc,) vanno avvolti in un canovaccio pulito, in alternativa si può usare la carta frigo, che lascia ‘respirare’ l’alimento, evitando di chiuderli in un contenitore che favorirebbe il ristagno di umidità e dunque la formazione di muffe.

Il mistero delle uova

Anche se nei supermercati si trovano a temperatura ambiente, a casa le uova vanno in frigorifero, come riporta la confezione. Sembra un controsenso ma c’è una ragione: sul guscio, molto poroso, durante il trasporto per la commercializzazione in caso di sbalzi termici si può formare una condensa ricca di carica batterica che potrebbe passare nell’uovo; diversamente la stabile refrigerazione domestica ne rallenta la proliferazione. È consigliabile mantenere le uova nel contenitore originale, evita il rischio di contaminazione verso altri alimenti da parte dei microrganismi presenti sui gusci. Se a qualcuno venisse in mente di lavare le uova prima di riporle in frigorifero, deve sapere che non è una buona idea: l’acqua elimina la naturale barriera che protegge il guscio e impedisce ai microrganismi di penetrare all’interno.

In conclusione, che sia in dispensa o nel frigorifero, anche a casa vale la regola  “FiFo (acronimo inglese di First-in-First-out, ovvero ‘il primo dentro, il primo fuori’): quando riponiamo la spesa prendiamo l’abitudine di collocare dietro i nuovi acquisti e portare in prima fila quelli già presenti, i primi da consumare per evitare inutili sprechi.


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