Perché scegliere il piano a induzione

In cucina ci penso io
[ 06/10/2023 ]  

Il salto in alto dei costi dell’energia ha fatto correre ai ripari molti consumatori, spesso senza portare a reali benefici sulla bolletta. Chi ha trascorso l’inverno a 19 gradi, chi ha fatto una lavatrice alla settimana anziché ogni due giorni, ognuno di noi ha cercato – con gli strumenti a propria disposizione – di far fronte al caro bollette. La domanda a cui oggi vorrei rispondere è: “Posso cambiare il mio piano cottura a gas con uno a induzione?”. 

Adattabilità

Il foro dell’incasso di un piano cottura tradizionale è, di solito, di 56 centimetri di larghezza per 48 centimetri di altezza. La stragrande maggioranza dei piani induzione richiede, invece, un incasso di 56 centimetri di larghezza per 49 centimetri di altezza. Non chiedetemi perché. Questo potrebbe rappresentare un ostacolo per chi avesse il piano di lavoro della cucina in marmo o quarzo. Anche chi avesse una cucina rustica in legno, ma non avesse voglia di mettere mano ad una lima o una smerigliatrice, potrebbe sentirsi frenato dal sostituire il proprio piano tradizionale. Per fortuna, però, molti produttori si sono resi conto di questo e hanno lanciato sul mercato prodotti che corrispondono alle misure “standard” di un piano a gas.

E le pentole?

Ormai lo sanno anche i muri: i piani a induzione richiedono pentole apposite. Tuttavia, non è detto che il pentolame già in tuo possesso non sia adatto! Puoi fare la “prova della calamita”, cioè utilizzare un magnete per vedere se fa presa sul fondo dei tuoi tegami. Scoprirai facilmente che quelli con il fondo di acciaio attirano con forza il magnete, ma anche padelle che avresti scartato perché troppo sottili hanno – magari – un alto contenuto di ferrite sulla quale fa presa la calamita, e quindi l’induttore del piano. Vedrai che, alla fin fine, saranno poche le pentole da scartare. Evita, se puoi, di comprare quegli adattatori di metallo per utilizzare il vecchio corredo, perché disperdono notevolmente la potenza del piano induzione e lo rendono poco efficiente. Inoltre, sono pericolosi perché diventano incandescenti dopo l’utilizzo e spesso non ce ne accorgiamo.

Sommarie differenze

Se sei quasi convinto di poter (o dover) cambiare il tuo attuale piano a gas con uno a induzione, l’ultima barriera che potrebbe trattenerti è quella della scelta: ce ne sono davvero tanti, e sembrano tutti uguali. Quale scegliere? Diciamo che, tralasciando discorsi di marche e modelli, le differenze sostanziali tra questi parallelepipedi neri sono tre.

  • La forma. Mentre in un piano a gas potresti facilmente passare da uno standard di 60x60cm ad uno più largo di 75x60cm, lo stesso non accade nei piani ad induzione. Quelli da 60x60 si adattano (salvo il discorso che ti ho fatto alcune righe prima), ma quelli di 75cm o 90cm richiedono misure di incasso ben superiori al foro “standard”. Altro che lima, ti servirebbe una sega circolare!
  • Le caratteristiche. I piani più economici dispongono di 4 zone di cottura ben distinte e si possono adattare facilmente ad un contatore da 3kW, ma non sono modulabili. A mano a mano che saliamo di prezzo, notiamo la cosiddetta “flex zone”, ovvero due zone di cottura che, una volta accorpate, funzionano in simbiosi. Ideale per una pentola ovale, una vaporiera o una griglia. In questi piani, di solito, l’assorbimento è modulabile da 2 a 7,2 kW in base alla potenza erogata dal proprio contatore. 
  • I materiali. Sebbene sembrino tutti uguali al tatto, la superficie nera e liscia dei piani induzione più economici è realizzata con una resina di vetro. Lo capiremo sia “bussando” sul piano, sia notando lo spessore del materiale. Più saliamo di prezzo e più sarà facile trovare la vetroceramica o il CERAN, marchio registrato dall’azienda Schott, che garantisce una robustezza superiore e buona resistenza agli acidi. Ecco perché, soprattutto nei modelli economici, dovremo stare attenti a non far fuoriuscire l’acqua della pasta, per esempio, o usare detergenti chimici aggressivi sul piano per non macchiarlo; queste attenzioni non saranno necessarie nei modelli più costosi. 

Reali vantaggi

Di sicuro, la sostituzione di un piano cottura a gas con uno a induzione porta reali vantaggi sull’economia domestica. Nel caso in cui l’acqua calda per uso domestico e riscaldamento della nostra casa non provenga da fonti combustibili fossili - pensiamo ad esempio alle nuove caldaie a pompa di calore o a chi abbia un riscaldamento centralizzato e uno scaldabagno elettrico - sarà possibile con un semplice gesto eliminare di netto una fornitura, con tasse e costi di esercizio che rappresentano una spesa costante. Anche negli altri casi, però, il piano a induzione porta benefici visibili sulla bolletta, perché è molto più efficiente di un piano a gas. “Quanto?”, mi chiedono spesso i clienti. A questa domanda non c’è una risposta semplice, alcune statistiche ci dicono che le spese di energia sono sostanzialmente identiche, altre analisi evidenziano un risparmio fino al 30%. Quello che sappiamo è che il rendimento di un piano a induzione è del 90%, contro il 50% di un piano a gas, questo perché tutto il calore generato è nella pentola e non viene disperso dalla fiamma. Con l’induzione, inoltre, l’acqua bolle in 4 minuti contro gli 8, in media, di un fuoco a gas. Consideriamo una “bollitura” al giorno, risparmieremmo già soltanto in termini di tempo 24 ore all’anno. Un giorno in più. A me, sinceramente, basterebbe già questo. 

Dal vostro Gianni anche per oggi è tutto, alla prossima!


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