Il grillo parlante finisce in padella

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[ 15/01/2023 ]  

L’Unione europea ha dato via libera al commercio di una polvere ottenuta dall’Acheta domesticus, il grillo domestico, per usi alimentari. Molti gli ambiti di impiego, ma in Italia c’è una certa perplessità. Sarà forse per via di quel compagno saggio di Pinocchio, l’insetto parlante con sembianze disneiane entrato nel nostro immaginario, che l’idea di mangiare grilli provoca una certa repulsione. O più semplicemente perché, in generale, certi animaletti non fanno proprio parte delle nostre tradizioni alimentari, se escludiamo certi particolarissimi formaggi con i vermi. Comunque sia, l’Ue risponde a una richiesta fatta nel 2019 da un’azienda vietnamita. Il grillo, insieme alle tarme della farina e alla locusta migratoria, aveva già ricevuto il semaforo verde dalla Commissione europea, entrando nel catalogo dei nuovi alimenti. Gli insetti possono essere commercializzati interi congelati o essiccati, oppure macinati. È l’Efsa - l’autorità europea per la sicurezza alimentare - a dare il benestare ai nuovi alimenti: ha dichiarato che la polvere parzialmente sgrassata di grillo ”in base alle prove scientifiche disponibili, non presenta rischi di sicurezza per la salute umana”.

No, nella pizza no

La recente autorizzazione apre all’uso di questa farina di grillo quale ingrediente per tanti dei prodotti industriali che consumiamo quotidianamente fra cui pane, cracker, biscotti, pre-miscele secche per prodotti da forno, salse e piatti a base di verdure e di pasta, prodotti sostitutivi della carne, bevande tipo birra, prodotti a base di cioccolato, snack diversi dalle patatine, preparati a base di carne, pizza. Nel mondo ci sono oltre 2 miliardi di entomofagi, persone cioè che mangiano tranquillamente insetti e, in certi paesi,  è una tradizione millenaria; lo sviluppo di questa nuova fonte di proteine potrà contribuire a risolvere problemi planetari come la crisi climatica e la fame nel mondo, specialmente quando saremo in 10 miliardi: ma che ragione c’è di tirare in ballo il piatto più amato dagli italiani, la pizza? 

Lontano dalla nostra cucina, ma con indubbi vantaggi

Secondo una analisi di Coldiretti, il 54% degli italiani è proprio contrario agli insetti a tavola, il 24% è indifferente, il 6% non risponde, mentre una minoranza (16%) è favorevole a questo nuovo ingresso alimentare. L’opinione non deve stupire, l’insetto è davvero tanto lontano dalla nostra tradizione culinaria, e della cultura agroalimentare della dieta mediterranea, ritenuta un modello sostenibile di nutrizione. I nuovi alimenti, non solo insetti ma anche alghe, estratti di piante e altro, servono in prospettiva a far fronte alla crescente richiesta di cibo con minimo impatto sull’ambiente. E, grazie a innovazione e tecnologia, costituiscono un’opportunità di sviluppo e di lavoro, come nel caso dell’italiana Alia Insect Farm, startup nata nel 2020 che studia lo sviluppo e l’allevamento di insetti edibili, e la produzione di alimenti innovativi. La polvere di Acheta domesticus ha un alto valore nutrizionale: 100 grammi di prodotto contengono mediamente oltre il 65% di proteine, e poi calcio, fosforo, zinco e ferro, tutti nutrienti fondamentali. Negli Stati Uniti, in Canada, Svizzera e Australia, ma anche in Belgio, Olanda, alcuni cantoni tedeschi e in Inghilterra, si trovano già in commercio alimenti come pasta, snack e barrette proteiche realizzate con polveri di grillo.

Alimento del futuro

Come sfamare la popolazione globale, che nel 2050 dovrebbe sfiorare i 10 miliardi di individui, è una preoccupazione reale. La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) stima che la produzione agricola mondiale dovrebbe aumentare del 70%, con ulteriore compromissione di ambiente ed ecosistemi, già messi a dura prova da allevamenti e agricoltura intensivi; già ora l’80% dei terreni agricoli mondiali è utilizzato per allevare e nutrire il bestiame, che rappresenta solo il 18% del consumo calorico globale. Invece, sempre secondo la FAO, gli insetti hanno un alto tasso di rendimento alimentare a fronte di un ridotto consumo di risorse: a parità di produzione di proteine i grilli consumano sei volte meno mangime dei bovini, quattro volte meno delle pecore e due volte meno dei maiali e dei polli da carne. La coltivazione di insetti comporta ridotte emissioni di gas serra, ha bisogno di meno spazio e terreno (da due a dieci volte in meno per produrre un kg di proteine di insetti commestibili rispetto a un kg di proteine di suini o bovini). Gli insetti si possono coltivare in ogni luogo e in ogni periodo dell’anno, hanno elevato tasso di crescita, e una resa alimentare superiore alla media di altri animali tradizionali: è stato stimato che il corpo di un grillo è commestibile fino all’80%, rispetto al 55% di un pollo o un maiale, e al 40% di una mucca. Gli insetti come fonte di alimentazione rientrano nella strategia europea Farm to Fork (dalla fattoria alla tavola), il piano decennale della Commissione europea per rendere il sistema alimentare equo, sano, rispettoso dell’ambiente. Cibo buono e sostenibile per tutti: l’obiettivo merita di superare un pregiudizio.


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