Dove butto il packaging? Ce lo dice l'etichetta ambientale

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[ 13/02/2023 ]  

Anche il consumatore più evoluto, quello più attento alla gestione dei rifiuti, di fronte a certe confezioni di prodotto viene assalito dal dubbio: si butta nella carta, nella plastica o nell’indifferenziata? Da oggi, sarà più facile decidere: basterà controllare l’etichetta ambientale stampata sull’imballaggio, ci dirà come disfarci correttamente dell’incarto in questione, senza sbagliare. Da gennaio di quest’anno, infatti, è obbligatoria la presenza di questa utile informazione sul packaging di tutti i prodotti in commercio. La norma recepisce le nuove regole dell’Unione europea in materia di imballaggi (decreto legislativo n.116 del 3 settembre 2020) e impone ai produttori di indicare la natura dei materiali usati, al fine di identificarli e classificarli, con l’obiettivo di facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio di questi rifiuti. Perché tanta attenzione per i rifiuti da imballaggio? Per rispondere forse basta un fatto: in Italia produciamo mediamente 211 kg di rifiuti da imballo a testa ogni anno (dato Eurostat 2018);  di questi, il 41% deriva da imballaggi in carta e cartone, il 19% da quelli in plastica, e poco più del 18% da packaging in vetro. Migliorare la qualità della raccolta differenziata dei rifiuti, che inizia da casa nostra, rende tutto il processo di trattamento e riciclo di questi materiali più efficiente,  consentendo di risparmiare importanti quantità di materie prime.

Se la raccolta è corretta, il recupero è efficiente

Le indicazioni obbligatorie sono diverse per gli imballi dei prodotti destinati al consumatore finale rispetto a quelle destinate ai materiali del circuito professionale. Questi ultimi devono riportare il codice alfanumerico che identifica il materiale di cui sono fatti, secondo una codifica definita dalla Commissione europea, dunque valida per tutto il territorio comunitario. Invece cosa troveremo sulle confezioni dei prodotti di consumo? Tutti gli incarti dovranno identificare il materiale di cui sono fatti secondo la codifica europea, che però dovrà essere affiancata dalla descrizione - ad esempio carta, plastica, alluminio, eccetera - e dall’indicazione per lo smaltimento differenziato relativo, vale a dire se va nella raccolta della carta, della plastica, dell’indifferenziato, con in bella evidenza la raccomandazione di verificare le disposizioni del proprio Comune in materia di raccolta dei rifiuti. Le informazioni obbligatorie possono essere completate con altre informazioni ‘consigliate’, come la tipologia di imballaggio (flacone, lattina, vaschetta) o i suggerimenti per una raccolta differenziata di qualità (come piegare, svuotare, pulire l’imballaggio, etc.). L’etichetta ambientale, con le informazioni obbligatorie, deve essere presente fisicamente sulla confezione; in alternativa è prevista la possibilità di usare canali digitali, come QR code, App, siti web. In questo caso deve essere facile per l’utente accedere alle istruzioni per intercettare le informazioni obbligatorie sopra descritte.

Oltre il 73 per cento dei rifiuti da imballo ritorna utile risorsa

Secondo il Conai (Consorzio nazionale imballaggi per la raccolta e trattamento dei rifiuti da imballaggi) nel 2021 sono state recuperate 11milioni e 800 mila tonnellate di imballi, ovvero il 73,3% di tutto il packaging immesso nel mercato. È un risultato che incoraggia a fare meglio, supera infatti l’obiettivo di riciclo richiesto dall’Unione europea per il 2025, che è del 65%. In particolare sono state riciclate quasi 400 mila tonnellate di acciaio; 53 mila tonnellate di alluminio; oltre 4 milioni e 450 mila tonnellate di carta e cartone; quasi 2 milioni e 200 mila tonnellate di legno; più di 1 milione e 250 mila tonnellate di plastica e bioplastica; e quasi 2 milioni e 200 mila tonnellate di vetro. A questi si aggiunge il risparmio ottenuto dall’uso di rifiuti da imballaggio come combustibile alternativo per produrre energia.


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