Ecobonus, occhio alle offerte

Notizie & curiosita'
[ 13/08/2021 ]  

Ormai abbiamo una certa confidenza con l’Ecobonus, l’incentivo economico del governo per la sostituzione di impianti obsoleti ed energivori. Ci permette di ottenere una detrazione fiscale pari al 50 o al 65% della spesa sostenuta per acquistare caldaie o climatizzatori più efficienti, da recuperare in dieci anni nella nostra dichiarazione dei redditi. Dal maggio 2020 l’incentivo è stato reso più appetibile, con la possibilità di cedere a terzi il credito fiscale, oppure tramutarlo in uno sconto in fattura, ottenendo così immediata monetizzazione del vantaggio economico. Davvero una buona opportunità ma, per sfruttarla al meglio,  è utile approfondire, confrontando più preventivi. L’incentivo statale sta promuovendo una forte crescita di questo mercato, e sono molte le offerte con cui grandi  operatori cercano di accaparrarsi il piatto ricco. Il pianeta di sicuro ringrazia l’Ecobonus, la sostituzione del vecchio parco impiantistico porterà a notevoli risparmi energetici e di emissioni nocive. Tuttavia affinché anche il consumatore sia completamente grato, non si deve abbassare il livello di attenzione: non sempre quello che sembra un risparmio immediato, come la cessione del credito o lo sconto in fattura, è davvero la soluzione economicamente più vantaggiosa.

Offerte sproporzionate


Le principali aziende fornitrici di gas ed energia, le ‘multiutilities’, offrono ai propri milioni di clienti la possibilità di sostituire la caldaia o il climatizzatore, scontando immediatamente il valore dell’Ecobonus sulla spesa. Nel caso di apparecchi che usufruiscono della percentuale più alta, il cliente paga ‘solo’ il 35% della spesa totale, e cede all’azienda fornitrice il restante 65%, cioè il credito fiscale previsto dall’Ecobonus sull’intero acquisto. L’azienda si fa carico della pratica e incassa entro un anno tale credito. Se però si analizzano le cifre qualcosa non torna, come leggiamo nel Dataroom di Milena Gabanelli dedicato all’argomento. Una caldaia di marca italiana, un modello piuttosto diffuso, viene proposta a 3.991 euro compresa l’installazione. Di questi, l’azienda del gas si accolla il 65%, vale a dire 2.595 euro e il privato paga il restante 35% cioè 1.396 euro. In negozio, o presso un installatore, la stessa caldaia, installata, ha un costo rilevato di circa 1.600 euro. Applicando lo stesso meccanismo della cessione del credito, l’acquirente dovrebbe pagare 560 euro, pari al 35% della spesa, mentre il negoziante, o il tecnico installatore, si dovrebbe far carico dei restanti 1.040 euro. Facendo due conti, a parità di fornitura e condizioni, il cliente paga per la stessa fornitura 1.396 euro, contro le 560 della seconda ipotesi: c'è bisogno di dire quale offerta è più conveniente? Il problema è che il piccolo negoziante, o l’installatore, spesso non ha la capacità economica di sostenere questo tipo di accordo, perché dovrebbe anticipare, dal suo giro corrente di introiti, quel 65% che sconta ai suoi clienti in virtù dell’Ecobonus, e che lo Stato gli rimborsa dopo un anno. Dunque per il consumatore sembra più vantaggiosa l'offerta dell'azienda del gas, che gli fa spendere quasi 200 euro in meno. Però, c'è un'altra valutazione da fare: conviene pagare quasi 1.400 euro e non avere nessun vantaggio (proposta della grande azienda del gas), o pagarne 1.600 al negoziante e avere 104 euro di sconto sulle sue tasse ogni anno per 10 anni?

Le stesse sproporzioni sono state rilevate da Gabanelli anche sui climatizzatori. Per un prodotto cinese di media capacità, installato, le grandi multiutilities chiedono 1.957 euro: 685 a carico del cliente, 1.272 ceduti come credito. In negozio, lo stesso modello costa 690 euro: 241,5 li spende il cliente e 448,5 li rimborsa lo Stato. È una condizione di squilibrio del mercato, che risulta dannosa per il privato cittadino, ma anche per lo Stato che si deve accollare un maggiore esborso per il contributo, fuori dalle quotazioni abituali del mercato. Certo, la normativa non aiuta a fare chiarezza e a stabilire regole più precise, ma questa è un'altra storia. 

Valutare le alternative

Dunque, prima di accettare l’offerta del bravo e convincente venditore porta a porta, mandato dai colossi del gas ed energia, che ci offre la facile sostituzione della caldaia, tutto compreso, da pagare in piccole rate in bolletta, aumentate degli interessi di dilazione, consultiamo altri operatori, e valutiamo le loro proposte anche se a un primo approccio sembrano meno convenienti. Ad esempio, alcuni produttori di caldaie e pompe di calore pubblicizzano sui loro siti la vendita con lo sconto in fattura per i prodotti che usufruiscono dell’Ecobonus, attraverso la loro rete di installatori che aderiscono all’iniziativa. Anche alcuni rivenditori di elettrodomestici offrono lo stesso servizio per gli impianti di climatizzazione. In genere per il servizio, compresa la gestione della non facile pratica, questi operatori chiedono una maggiorazione di circa il 20 per cento: accettabile. Certo molto meno offensiva del 'mostruoso' ricarico delle multiutilities”.

Mercato ricco


Del resto l’Ecobonus ha davvero dato un forte incoraggiamento alla sostituzione di impianti di riscaldamento e climatizzazione con modelli più efficienti. E si prevede che le nuove condizioni accelerino la crescita di questo mercato, che evidentemente non si può lasciare in balìa delle grandi multiutilities. Nel 2018 sono state vendute 62mila caldaie e 16mila pompe di calore; nel 2020 171mila caldaie e 70mila condizionatori. Si prevede che nel 2021 le caldaie arriveranno a 206mila, e non sono conteggiati gli impianti che rientrano nelle ristrutturazioni del Superbonus. (Fonte: Dataroom)


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