Stop alla plastica monouso: ma l'Italia si distingue dal resto d'Europa

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[ 15/01/2022 ]  

Il 14 gennaio è scattata ufficialmente anche nel nostro Paese l’applicazione della direttiva europea denominata ‘SUP’ (Single Use Plastic) del 2019 che ha come obiettivo la “riduzione dell’incidenza di determinati prodotti in plastica sull’ambiente”. La norma comunitaria  era in vigore da luglio dello scorso anno, ma il governo italiano ha pubblicato (in ritardo) il decreto di recepimento per mettere definitivamente al bando alcuni prodotti di plastica monouso, ridurne progressivamente altri e dettare ulteriori disposizioni. Vietata dunque la vendita di posate, piatti, cannucce, bastoncini cotonati, aste dei palloncini, specifici contenitori per alimenti, e altri prodotti in plastica. Gli esercenti possono continuarne la vendita solo dimostrando che si tratta di scorte di magazzino immesse sul mercato prima dell’entrata in vigore del dispositivo.

Il decreto legislativo italiano ha introdotto alcune modifiche rispetto alle direttive europee, attualmente oggetto di valutazione da parte della Commissione, che hanno generato reazioni da parte di associazioni ambientaliste. Secondo GreenPeace, la deroga italiana che ammette nel nostro Paese la commercializzazione di oggetti monouso in plastica biodegradabile e compostabile, vietata invece dalla norma comunitaria, tradisce in qualche modo lo spirito della direttiva, che non punta alla sostituzione di un materiale con un altro, ma alla sensibile riduzione del consumo di questi oggetti, incentivando soluzioni basate sul riutilizzo. La posizione dell’Italia trova probabilmente una spiegazione nell’importante filiera produttiva di plastiche e bio-plastiche presente nel nostro Paese, un comparto che nel 2020 contava 278 aziende, con quasi 2.800 addetti e oltre 110 mila tonnellate di manufatti compostabili prodotti, che deve confrontarsi con le istanze sostenibili e di salvaguardia ambientale dell'Europa. Non trova giustificazione, invece, il ritardo ormai cronico con cui vengono emanati i decreti attuativi; come molti ricordano, anche l’applicazione delle normative europee sui RAEE aveva dovuto fare i  conti con questi problemi.

Fra l’altro, il provvedimento introduce uno specifico sistema di marcatura - una sorta di etichetta - che ha lo scopo di informare il consumatore sul contenuto di plastica, sulle modalità di trattamento e i rischi ambientali da applicare a prodotti realizzati in plastica come tazze e bicchieri, salviette umidificate, assorbenti e tamponi igienici, prodotti per il tabacco con filtri. L’obbligo di etichettatura in Italia è stato prorogato al 1°luglio 2022. Nella norma sono definite anche le multe, da 2.500 a 25.000 euro, per chi contravviene alle regole. Ma al momento forse è proprio il nostro Paese a rischiare di subire una procedura di infrazione da parte della UE.


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