Ancora troppi rifiuti elettronici in casa nostra

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[ 27/10/2022 ]  

Erion, consorzio che si occupa di gestione dei RAEE (Rifiuti di Apparecchi Elettrici ed Elettronici), ha commissionato una ricerca su come gli italiani gestiscono questi particolari rifiuti. Dai risultati è emerso che sono ancora tanti gli oggetti - funzionanti o rotti - a rimanere nei cassetti di casa e che, purtroppo, sono ancora molti utenti a non sapere come disfarsi correttamente di un elettrodomestico o un dispositivo elettronico. Sull’argomento, i giovani risultano meno informati degli adulti. 

Quegli apparecchi che non buttiamo via

Con elettrodomestici e dispositivi elettronici rotti o che non usiamo più siamo un popolo di ‘conservatori’ se, come risulta dalla ricerca, l’81% degli italiani tiene in casa almeno uno di questi oggetti funzionanti che non usa più. Ma ancora più interessante è scoprire che il 61% li conserva anche quando sono rotti. 

Di che prodotti si tratta. I potenziali RAEE che hanno preso la residenza in casa nostra sono per circa il 33% vecchi cellulari, per il 23% caricabatterie e per il 17% laptop. Sono più i giovani fra i 18 e i 26 anni a praticare questo collezionismo improprio: l’89%, infatti, dichiara di avere almeno un apparecchio elettrico o elettronico ormai in disuso e il 73% di non buttarlo via anche se rotto. Perché non li buttiamo. Chi decide di tenere apparecchi e dispositivi non funzionanti lo fa con buone intenzioni: pensa di poterli riparare e riusare in futuro (39%); di potersene servire per parti di ricambio (30%); non sa come liberarsene non conoscendo la corretta procedura (23%); ha difficoltà a raggiungere un centro di raccolta (15%). Con le batterie il fenomeno di accumulo domestico è ancora più marcato: il 55% degli italiani tiene a casa batterie scariche in attesa di smaltirle, e l’8% di loro non sa dove portarle. Fra i più giovani, il 70% accumula nei cassetti quelle esauste e soltanto il 39% conosce i rischi di uno sbagliato conferimento.

Poca informazione su come trattare i RAEE

Di quanti affermano di aver buttato via negli ultimi 12 mesi un elettrodomestico o un dispositivo elettronico (63%), uno su sei dichiara di averlo gettato nel sacco dell’indifferenziata, nel cassonetto stradale o nel bidone della plastica. In ogni caso si tratta di un conferimento sbagliato che impedisce qualunque recupero di materiali, nonostante risulti piuttosto diffusa la conoscenza sull’impatto ambientale di un tale comportamento. Quali Raee finiscono nella spazzatura indifferenziata? Sul podio troviamo i phon (22%), seguiti da tostapane e frullatori (20%), e da caricabatterie per cellulari (18%). La ricerca ha evidenziato come siano ancora meno della metà (44%) coloro che hanno già sentito parlare dell’acronimo RAEE, ovvero Rifiuti di Apparecchi Elettrici ed Elettronici; i più informati sono al Nord (47%), segue il Centro (46%), e Sud e Isole con il 37%. I giovani risultano meno informati degli adulti: solo il 26% sa il significato di RAEE. 

Più informazione e più punti di raccolta

Consegnare i RAEE al giusto sistema di raccolta e trattamento è un atto di responsabilità, per evitare l’impatto negativo sull’ambiente, e consentire di recuperare materiali come ferro, rame, plastiche e altri elementi che possono così tornare nel ciclo produttivo, risparmiando parte delle materie prime. Per una maggior consapevolezza sul tema serve più conoscenza, è la stessa ricerca a suggerire come: aumentando le iniziative di comunicazione e le campagne informative(35%); riportando sui prodotti informazioni chiare sulle modalità di conferimento (32%); organizzando punti di raccolta vicino a casa 28%. 

 

Da sapere

Dove si buttano i RAEE

Se vogliamo disfarci di un elettrodomestico o di un apparecchio elettronico, sono almeno tre le possibilità di smaltirlo correttamente.

1. In negozio a fronte di un acquisto

Quando compriamo un elettrodomestico nuovo, possiamo lasciare nello stesso punto vendita l’apparecchio equivalente da eliminare, il cosiddetto RAEE: il negoziante è obbligato a ritirarlo gratuitamente. Se facciamo l’acquisto online, ricordiamo di selezionare la funzione “ritiro RAEE”, anche questi operatori sono obbligati al ritiro. Questa pratica prende il nome di “ritiro 1 contro 1”.

2. In negozio senza acquisto

Se dobbiamo disfarci di un piccolo RAEE, cioè un elettrodomestico divenuto rifiuto delle dimensioni fino a 25 cm, come asciugacapelli, piccoli frullatori, telefonini, caricabatterie etc, possiamo portarlo in negozio, senza dover comprare nulla. In questo caso il negoziante è obbligato al ritiro se il suo punto vendita ha una superficie di almeno 400 mq, mentre per esercizi più piccoli il servizio è facoltativo. Questa pratica prende il nome di “ritiro1contro 0”.

3. Al centro di raccolta

Se dobbiamo eliminare un apparecchio più grande, e non abbiamo intenzione di comprarne uno nuovo, possiamo consegnare il nostro RAEE al centro di raccolta del nostro Comune. In Italia ce ne sono oltre cinquemila, generalmente sono allestiti nelle piazzole ecologiche del paese e sono attrezzati per ritirare ogni tipo di rifiuto elettrico ed elettronico, comprese le batterie e le lampadine. Per sapere di più sui servizi dedicati ai RAEE, possiamo rivolgerci al nostro Comune di residenza, oppure all’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti della nostra zona, ad esempio Amsa per Milano, Ama per Roma e così via.


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